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“La tua spesa pesa”. Questo lo slogan scelto per la campagna
“Fuori la guerra dalla spesa”, lanciato da molte associazioni.
Alla base della protesta c’è il boicottaggio di una lunga lista di
prodotti che hanno conclamati interessi nelle guerre.
Molte di queste aziende sono quelle che più comunemente
si incontrano al supermercato e la scelta di non acquistare
prodotti di loro fabbricazione, dirigendosi verso altre tipologie
di prodotti, significa fare un gesto concreto di resistenza contro
la guerra, che va tra l’altro ad affiancarsi ad altre iniziative,
come ad esempio il boicottaggio in atto contro il petrolio e
derivati.
Il connubio tra macchina militare e potere economico
che porta alle guerre, quindi, si trova al centro della protesta
e non è certo un’iniziativa dettata dall’anti…
A qualcuno potrà sembrare una forma di protesta un po’
macchinosa; in realtà eliminare i prodotti indicati nella
campagna, oltre a lanciare un segnale concreto alle imprese
guerrafondaie, può essere l’occasione per modificare in
maniera duratura il modo del consumatore, dando la preferenza
ai prodotti validi sia dal punto di vista etico, sia da quello
ecologico. “Avete mai visto come vengono trattate quelle
gallinelle, le cui uova si comprano al supermercato, guardate
e vi passa la voglia di mangiare l’ovo. Lo stesso coi polli da
carne o le vacche. Le vacche da alpeggio con transumanza
non esistono quasi più, sono state fatte leggi apposta, il cui
‘riflesso’ è stato l’eliminazione dei pastori. Una distruzione
alla cultura e tradizione di un popolo”.
Inoltre non è un caso che la totalità dei prodotti oggetto della
campagna di boicottaggio siano ottenuti con scarsa attenzione
all’impatto ambientale-ecologico.
Unica eccezione, a una prima analisi, la “...”, una delle aziende
italiane più note nella produzione di…, inserita nella lista
delle aziende da boicottare perché acquistata qualche anno fa
dalla Heinz, multinazionale alimentare americana presente in
ventisei Paesi (18.550 miliardi di Dollari di fatturato, 39.000
dipendenti) che opera in Italia con altri nomi:
Dieterba, Plasmon, Mareblù.
N.B. La signora Heinz è la moglie dell’altro candidato alla
Casa Bianca del governo americano.
Un candidato è Bush jr, dai petrolieri texani.
L’altro il marito della signora Heinz. J.F. Kerry
(nel 2004).
- I detrattori del boicottaggio sostengono che alla fine sono i lavoratori
delle grandi imprese a farne le spese…
Le ricadute sul piano occupazionale dei boicottaggi sono un
problema inesistente. Perché un’azienda riesca a ottenere un
danno così ingente da una forma di protesta di questo tipo
tanto da arrivare a rivedere il proprio piano di produzione,
deve essere votata al suicidio. Le multinazionali tengono
sotto controllo quotidianamente l’andamento delle vendite e
quando si rendono conto di essere contestate corrono ai ripari.
Il successo di un’impresa dipende dal consenso che raccoglie
presso i consumatori, dalle loro preferenze. Nessuna azienda
ha interesse a inimicarsi una fetta consistente del mercato, ecco
perché attraverso il boicottaggio, si può riuscire a influenzarne
la politica. E fanno sorridere certe considerazioni: viviamo
in un sistema concorrenziale, scegliamo molto spesso in
base al prezzo quello che acquistiamo. Quante volte davanti
al bancone di un supermercato ci mettiamo a riflettere sui
risultati che avrà la nostra scelta sui lavoratori di quell’azienda
che scartiamo? E allora perché dovrebbe valere un principio
diverso quando si parla di boicottaggio?
- Forse il sistema concorrenziale deve essere ripensato?
Dobbiamo lavorare per un nuovo tipo di concorrenza, che
tenga conto di altri fattori oltre a quello economico. Prima o
poi dovremo fare i conti con certe situazioni. E l’informazione
e i mass-media giocano un ruolo fondamentale in questa
partita, in molti casi l’impero economico delle grandi imprese
si estende anche nel campo dell’informazione.
Le multinazionali stanno acquisendo un enorme potere, in
misura inimmaginabile fino a qualche anno fa. La nostra
democrazia si fonda sulla costruzione del consenso e le
multinazionali sono in grado di dare un contributo importante
a questo fenomeno.
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Riferimenti alla prima rivoluzione industriale: padrone, fabbrica,
supermercato, ubriachi…
Circolo chiuso… come adesso.
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